George Gershwin è stato uno dei più prolifici compositori di brani divenuti poi “standard” nel catalogo della musica jazz. Compone prevalentemente per i musical ma è da lì che poi si diffondono brani utilizzati da moltissimi musicisti jazz. Un rappresentante su tutti è il celeberrimo “I Got Rhythm”. George si avvale della collaborazione di colui che può essere considerato il “Mogol” degli standard jazz: Ira Gershwin, fratello di George. “I got rhythm” è stata introdotta nel musical del 1930 intitolato “Girl Crazy” ed è stata poi reinterpretata da numerosi musicisti (per nominarne “qualcuno”, Ella, Bird, Oscar Peterson, Dizzy, Art Tatum….ma la lista è davvero lunghissima). Ci si potrebbe chiedere, perché? La risposta è che innanzitutto ha una melodia molto accattivante e un’armonia che consente, ad un musicista jazz, di deliziarsi nell’improvvisazione. Provo a spiegare senza essere tecnico.
La progressione degli accordi della canzone è nota come “Rhythm Changes” (cambiamenti ritmici), ed è diventata una delle progressioni armoniche più utilizzate nel jazz. E’ una progressione che si basa su una serie di accordi che durano 12 misure e che seguono il cosiddetto “ciclo delle quinte” spostandosi poi anche di tonalità. Queste combinazioni rendono l’improvvisazione un esercizio su cui è sempre molto bello misurarsi. Vabbè, chiedo scusa ai musicisti ma sintetizzarlo non è semplice.
Tornando al brano, forse la cosa più semplice da fare è ascoltarlo. Ho quindi scelto la versione suonata al piano proprio da Gershwin, ed una interpretata in tempi più moderni da uno straordinario John Pizzarelli che canta e improvvisa su questo famosissimo standard.
E concludo con questa versione di un gruppo giovane che “se la prende comoda”. Nel senso che la esegue più lentamente ma fornisce l’idea di come è sufficiente modificare il tempo per avere un’interpretazione differente:
